Cosa rende assolutamente unico “u janattinisi“


La ricerca delle nostre origini e soprattutto le cause che determinano i nostri segni distintivi, rimane l’argomento di maggiore interesse, per quanto mi riguarda.

Come è noto uno dei tratti culturali che caratterizza il canicattinese è la “miria”, lo rende unico, quando come capita sempre la “miria” si esterna attraverso “u sparramientu”.

L’invidia è un sentimento, cioè un essere dell’essere, che presa da sola, non è necessariamente un fattore negativo, in quanto spesso determina competizione. Ma questa caratteristica interiore del “paesano“, si estrinseca, si manifesta attraverso “u sparramientu“. In sostanza l’invidia non rimane un fatto privato, ma assume la sua dimensione pubblica nell’atto verbale del “cortigianare“ o più precisamente “sparrari“. Potremmo dire che l’invidia è il sentimento, mentre lo sparlare è la modalità con cui tale sentimento si produce. La produzione dell’invidia, con lo “sparlamento“ determina di fatto la distruzione dei nostri simili.

Insomma siamo sul piano delle idee platoniche, dove il sentimento (l’invidia) è la Scienza, mentre lo sparlare è l’opinione. Nel mezzo c’è tutto l’essere del canicattinese.

Chiaramente la miscela “miria” e “sparramientu” “ non è solo esplosiva, ma atomica.

La domanda è:

Tutti i canicattinesi sono “miriusi e sparrittieri“?

La risposta è si, coloro che ritengono di trovarsi nella condizione del non-canicattinese, oltre ad essere “miriusi e sparrittieri“, sono anche presuntuosi.

Qualcuno si è offeso, sono profondamente dispiaciuto.

Mi interessa precisare, che essere Canicattinese vuol dire vivere la realtà locale dai 7-8 anni in su, basta arrivare ai 18, poi si è canicattinesi. Questi tratti vengono fortemente repressi nelle missioni esterne del paesano, siano esse di durata momentanea o permanente, per poi riesplodere, in forma atomica, nel ritorno all’amata patria.

Se qualcuno dei lettori, non essendo canicattinese, nel senso su inteso, vorrebbe deridere il canicattinese, è opportuno rammentare a costui che esiste un detto che più o meno dice “paese che vai, miriusi ca truvi“.

A questo punto, occorre chiedersi storicamente e culturalmente da dove nascono questi tratti. Il tema sarà trattato in una delle prossime puntate.

Paolo Giardina

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