Nell’ultimo bilancio di Ferrovie dello Stato, si legge che nel 2012 i ricavi operativi hanno toccato quota 8,228 miliardi: di questi, solo 2,847 miliardi arrivano dalla vendita dei biglietti. Gli altri 5,4 miliardi sono “interventi e trasferimenti di risorse pubbliche”, e fin qui ci siamo. Poi, l’amministratore delegato Mauro Moretti dichiara: “Siamo un’impresa italiana e diamo contributi a tutti, in base ai limiti delle nostre possibilità, che sono tante”.
In siciliano si direbbe “futtiri ca ….. ‘i lautri“. Arrabbiati si, ma educati.
Mi sembra che siamo di fronte al solito giochetto del capitalismo italiano, assistito dallo stato, in cui si privatizzano i profitti e si socializzano le perdite. Ma il nostro capitalismo (di poche famiglie) è alquanto feudale e poco dinamico, e nulla ha a che vedere con il libero mercato o con il liberismo come teorizzato da Adam Smith, in cui vige la competizione e la meritocrazia, tant’è che alla fine gli interessi dell’utente o della collettività (in questo caso si parla di treni) sono in basso alla lista. Le parole di Moretti fra l’altro, mi ricordano la pubblicità ingannevole. o quanto meno poco veritiera, che vediamo in questi giorni di “Mediaset” in cui rimarcano i grandi contributi dati da questa azienda alla nostra nazione (“senza mai chiedere nulla”) dimenticando una fetta di storia torbida che tutti sappiamo. Insomma, il nostro capitalismo è “truccato” già in partenza.